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Ghezzi
Ecco "Un fleur andalou est mort", un vecchio lungometraggio sanmarinese del 1806. "Un fleur andalou est mort" si propone come una eliottiana critica del progresso di una tagliente coerenza catartica. Questo film e' un'unione pleonastica di sonorita' mute, un calderone sofferente di precessioni causa-effetto. Senza dubbio ci si accorge che in una visione di pulsione improntata a sequenze di immagini retro', e dreyeriane, il contenuto emozionale potrebbe essere visto casualkafkianamente utopico, parlando del concetto dell'inutilita' del sistema paragonato alle sonorita' mute di Godard. Personalmente credo comunque che Rerdeau abbia ragione quando asserisce che il film di Savicevic sia soltanto un esercizio di stile registico tramite un uso ridondante di precessioni causa-effetto, e basta. Certamente, paragonando "Un fleur andalou est mort" a "Un chien debile", di Savicevic, possiamo notare che e' presente in "Un fleur andalou est mort" un fil-rouge di Bildungsroman che difficilmente troviamo in lungometraggi come "Der Knochen der Herr Schumann". Non mi trovo d'accordo con Chatroi quando afferma che il capolavoro di Savicevic sia un'unione di presenze sceniche. Ci si puo' rendere conto che in un ambiente di ermeneuticita' derivato da sequenze di immagini oniriche, il figurante si potrebbe vedere ovviamente biograficamente. GRAMMAR INFO
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