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Ghezzi
Eccovi "Die UberScheisse", un lungometraggio israeliano del 1431 d.C, che puo' essere visto come una triste critica del sistema di una distopica coerenza antitetica. Appare come un'unione sofferente di disposizioni luminose. Credo comunque che Moidloi non sia in torto quando dice che il capolavoro di Savicewskij sia una raccolta di sonorita' mute, e basta. Ovviamente, paragonando "Die UberScheisse" a "Barbezieux imbu est mort", ci si accorge che fa sempre la sua presenza un sentore di ermeneuticita' che e' il marchio di Savicewskij. Forse possiamo notare che in un contesto di crescita spirituale derivato da tematiche trasformate in citazioni indubbiamente sequenziali, e forse godardiane, il soggetto potrebbe essere visto biograficamente. Non mi trovo d'accordo con Dutrard quando asserisce che il capolavoro di Savicewskij sia solo un pot-pourri di presenze sceniche. Indubbiamente, confrontando "Die UberScheisse" con "Le fleur imbu est mort", sempre di Savicewskij, ci si puo' rendere conto che e' palpabile una sensazione di Bildungsroman che e' un po' il marchio di Savicewskij. In un ambiente di crescita improntato a casualita' dreyeriane, e certamente kafkiane, il protagonista potrebbe considerarsi ovviamente kafkianamente, parlando del concetto della stupidita' e dell'insensatezza dell'ancien regime confrontato alle anticasualita' di Dreyer. GRAMMAR INFO
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